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Carenza di autisti e contratti stagionali: tra le aziende di trasporti si gioca a rilancio, ma a quale prezzo?

Ogni anno, l’arrivo della stagione estiva accompagna un’elevata richiesta di autisti, ma la sempre più diffusa ed annosa questione della carenza di personale porta, talvolta, ad innescare dinamiche disfunzionali tra aziende di autotrasporti ed autisti. In uno sviluppo machiavellico in cui pochi vincono.

Lauti salari e bonus per disponibilità immediata è ciò che – a buona ragione – potrebbe attirare chiunque. Ma, troppo spesso, risultano uno specchietto per le allodole.

Non accade di regola, sia chiaro, ma è un qualcosa che può manifestarsi in situazioni come quella che il mondo degli autotrasporti vive da un po’ di anni a questa parte. Si sa, la stagione estiva apre le campagne di molte filiere produttive agricole, e – per il settore degli autotrasporti – ciò è direttamente collegato all’esigenza di avere autisti pronti a partire.

In circostanze di emergenza come questa, capita che qualche azienda riesca a persuadere una forza lavoro, già impegnata e stabile, con proposte al di sopra della norma e compensi interessanti, ma che non tutelano realmente il lavoratore. Terminata la stagione estiva e scaduti i 3 mesi di prova previsti da contratto, c’è il rischio che gli autotrasportatori vengano spediti dritti a casa.

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In questa cornice, gli autisti non sono i soli a pagarne le conseguenze. Anche le aziende di autotrasporti, che assistono alla migrazione della propria forza lavoro, subiscono il contraccolpo. 

Gestire le richieste di ferie estive dei dipendenti ed organizzare consegne e trasporti nel miglior modo possibile, per il settore logistico diventa una sfida. Soprattutto se il personale viene a mancare perché attirato da promesse allettanti, che spesso non trovano l’evoluzione desiderata a fine emergenza.

Insomma, un espediente che rispetta in modo impeccabile tutti gli aspetti legali previsti da contratto, ma con un fine strategico, poco etico e che danneggia molti. Le circostanze sono delicate e sarebbe opportuno un atteggiamento più corretto e collaborativo – in primo luogo – tra le aziende stesse.

Lavorare ad una soluzione più strutturata insieme, anziché adottare azioni unilaterali – volte esclusivamente a fare i propri interessi – è una condotta decisamente più virtuosa.

Il nostro è più che altro un invito a riflettere sulle conseguenze che le strategie aziendali possono innescare in contesti così complessi, ma anche un’esortazione per un maggiore riguardo verso i lavoratori ed il settore logistico.